L’intelligenza collettiva del team in un Volo di Storni: la Swarm Intelligence

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L’intelligenza collettiva del team in un Volo di Storni: la Swarm Intelligence

Per un certo periodo, all’inizio degli anni Duemila, tornò di moda un concetto popolare negli Anni Cinquanta e Sessanta, quello della ‘swarm intelligence’. Si ispira ad un fenomeno comportamentale naturale molto evidente negli stormi di uccelli e nei branchi/banchi di altri animali terrestri o acquatici e negli sciami (le api, le formiche, ecc.). Dalla convivenza in grandi gruppi emerge, bottom-up, una diffusa capacità di agire/reagire tutti insieme agli stimoli esterni ed è talmente strutturata da venir riconosciuta come una vera e propria forma di ‘intelligenza’.

Con Paolo Chinetti abbiamo sempre pensato al team come ad una squadra le cui individualità concorrono al comportamento collettivo. L’intelligenza dello sciame si pone evolutivamente un passo prima (o dopo, secondo il punto di vista!): l’individuo si stempera nell’azione complessiva del grande gruppo. Ci è sembrato che questo potesse essere un buon punto di partenza per esplorare un concetto essenziale per la squadra: la consapevolezza di sé del team e la sua intelligenza emotiva collettiva.

L’intelligenza dello sciame è una reazione collettiva istintiva, non necessariamente guidata da un leader, e che esprime la forma più elementare di capacità di adattamento di un gruppo nel mondo animale.  Giorgio Parisi, nel suo bellissimo libro In un volo di storni ci dice che ‘alla fine di una lunga analisi dei dati e di delicate considerazioni teoriche, si è capito che il comportamento quantitativo dello stormo può essere compreso in gran dettaglio: gli uccelli seguono regole semplici e si muovono regolandosi sulla posizione dei vicini. L’informazione sulla virata corre veloce tra un uccello e l’altro, come un passaparola velocissimo’.

Dal punto di vista dell’intelligenza dello sciame, la soluzione a un problema emerge come risultato dell’azione collettiva dei membri dello sciame, non dell’azione individuale. In estrema sintesi, l’azione collettiva si realizza attraverso tre principi chiave:

·       la comunicazione: gli sciami usano sia la comunicazione diretta che indiretta. Quella diretta: mentre gli umani usano il linguaggio, gli sciami usano il tatto, ad esempio il tocco delle antenne nel caso delle formiche. Quella indiretta: mentre e gli umani favoriscono il linguaggio del corpo e i gesti, gli sciami si affidano a lasciare “tracce” (chimiche, ormonali, ecc.) nell’ambiente per guidare il comportamento degli altri.

Queste forme di comunicazione facilitano il secondo principio dell’intelligenza dello sciame:

·       la consapevolezza, che è la capacità del collettivo di rimanere in sintonia con l’ambiente circostante.

Una volta che lo sciame focalizza l’ambiente in cui si trova, il terzo principio,

·       l’autodeterminazione, viene utilizzato per eseguire il lavoro. Autodeterminarsi significa, per lo sciame, che, mentre ogni individuo sta lavorando a un particolare compito, si occupa anche di potenziali danni al sistema ed è in grado di passare da un compito all’altro, se necessario, senza dover aderire a rigide gerarchie o al controllo centrale.

Una volta messe tutte insieme, queste tre caratteristiche rendono i membri dello sciame dei componenti intercambiabili: un individuo che sta attualmente svolgendo un compito può sostituire un altro individuo che esegue un altro compito in qualunque momento.

Ed ecco la quarta caratteristica essenziale:

·       il comportamento collettivo di auto-medicazione o auto-guarigione (self-healing), che fornisce allo sciame la capacità di far fronte alla crisi e di adattarsi ai cambiamenti nell’ambiente. Di fronte al problema operativo di un componente, un altro gli subentra e lo supporta o lo sostituisce.

L’intelligenza dello sciame ha portato allo sviluppo in natura di veri e propri super-organismi, dei collettivi sociali di animali, dove la divisione del lavoro è così specializzata che gli individui non sono in grado di sopravvivere da soli per lunghi periodi di tempo, ma hanno sempre bisogno di far parte del collettivo. Vi ricorda qualcosa di noi esseri umani? Mai pensato di provare a sopravvivere da soli in un bosco?

In quanto esseri umani, i nostri ‘marcatori’ sono suoni, gesti, rituali, e, infine, il linguaggio. Grazie ad essi siamo stati in grado di organizzarci socialmente in gruppi, il che ci ha dotato di un vantaggio strategico per la sopravvivenza come specie.

La Swarm Intelligence ci pone davanti l’esempio di una istintiva consapevolezza collettiva generalizzata, che affiora a partire dalla consapevolezza del singolo individuo. Nel caso del team, possiamo definirla come la convinzione condivisa tra tutti i membri in merito al fatto che le reciproche interazioni sono guidate (a) dalla percezione del proprio stato emotivo ed esistenziale e (b) dal mantenersi focalizzati sugli eventi del presente.

Essere dedicati allo sforzo comune, essere presenti, cogliere le informazioni e farle correre. Come in uno sciame… anzi no, come un team!

For a certain period, at the beginning of the 2000s the concept of swarm intelligence, popular in the 1950s and 1960s, returned to fashion. It is inspired by a natural behavioral phenomenon very evident in the flocks of birds and in the flocks / schools of other terrestrial or aquatic animals and in swarms (bees, ants, etc.). From the coexistence in large groups, bottom-up, a widespread ability to act / react all together to external stimuli emerges and is so structured that it is recognized as a real form of ‘intelligence’.

 With Paolo Chinetti we have always thought of the team as a group of people whose individualities contribute to collective behavior. The intelligence of the swarm evolves one step earlier (or after, according to your point of view!): The individual is diluted in the overall action of the large group. It seemed to us that this could be a good starting point for exploring an essential concept for the team: the team’s self-awareness and its collective emotional intelligence.

The intelligence of the swarm is an instinctive collective reaction, not necessarily guided by a leader, and which expresses the most basic form of adaptability of a group in the animal world. Giorgio Parisi, in his beautiful book ‘In un volo di storni’ tells us that ‘at the end of a long analysis of the data and delicate theoretical considerations, it was understood that the quantitative behavior of the swarm can be understood in great detail: birds follow simple rules and move according to the position of their neighbors. The information about a turn runs fast between one bird and another, like a very efficient word of mouth ‘.

Under the point of view of the swarm’s intelligence, the solution to a problem emerges as a result of the collective action of the swarm members, not as individual action. In a nutshell, collective action is achieved through three key principles:

• communication: swarms use both direct and indirect communication. The direct one: while humans use language, swarms use touch, for example the touch of the antennae in the case of ants. The indirect one: while humans favor body language and gestures, swarms rely on leaving “traces” (chemical, hormonal, etc.) in the environment to guide the behavior of others.

These forms of communication facilitate the second principle of swarm intelligence:

• awareness, which is the collective’s ability to stay in tune with the surrounding environment.

Once the swarm focuses its environment, the third principle,

• self-determination, is used to perform the work. Self-determination means, for the swarm, that, while each individual is working on a particular task, they are also dealing with potential system damage and are able to switch between tasks as needed, without having to adhere to strict hierarchies or to central control.

When combined, these three characteristics make swarm members interchangeable: an individual currently performing one task can replace another individual performing another task at any time.

And here is the fourth essential feature:

• collective self-healing or self-healing behavior, which provides the swarm with the ability to cope with crisis and adapt to changes in the environment. When faced with the operational problem of a component, another takes over and supports it or replaces it.

 The intelligence of the swarm has led to the development in nature of real super-organisms, social collectives of animals, where the division of labor is so specialized that individuals are unable to survive alone for long periods of time. but they always need to be part of the collective. Does it remind you of anything about us human beings? Ever thought of trying to survive alone in the woods?

As human beings, our ‘markers’ are sounds, gestures, rituals, and, finally, language. Thanks to them we were able to socially organize ourselves into groups, which gave us a strategic advantage for survival as a species.

Swarm Intelligence presents us with the example of an instinctive generalized collective awareness, which emerges from the awareness of the single individual. In the case of the team, we can define it as the shared belief among all members that mutual interactions are guided (a) by the perception of one’s emotional and existential state and (b) by keeping focused on the events of the present.

Being dedicated to the common effort, being present, gathering information and making it flow. Like in a swarm… no, like in a team!


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